Epifania: domenica o 6 gennaio

 

Giotto EpifaniaIl termine profano greco, “epifania” o “teofania”, presentava diversi significati. Uno indicava l’arrivo, con potenza, maestà e fama, di un grande re o imperatore. Un altro significava, invece, l’apparire di una divinità o di un evento prodigioso e divino.

Per questo in Oriente fu usato per indicare il Natale del Signore, ossia il suo grande apparire nella carne e nella storia umana. In Oriente, però, oltre alla venuta del Signore nella sua incarnazione, l’epifania celebrava anche la sua nascita e il suo battesimo.

In Egitto, tutto ciò era celebrato il 6 gennaio. Tale data, invece, in Occidente, fin dall’inizio, indicò “la rivelazione di Gesù al mondo pagano”, che veniva rappresentata dalla venuta dei magi, dall’Oriente a Betlemme, per adorare il neonato Redentore e Salvatore.

Le chiese occidentali, quindi, ricevendo l’epifania dall’Oriente, celebravano i magi come “primizie delle genti” venuti ad adorare il Signore di tutti i popoli. Di qui la netta distinzione: Natale come nascita del Salvatore; Epifania come riconoscimento del Salvatore e omaggio a lui, dalle nazioni.

Questi concetti sono espressi chiaramente nel prefazio dell’epifania: “Oggi in Cristo, luce del mondo, tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza, e in lui apparso nella nostra carne mortale, ci hai rinnovati con la gloria dell’immortalità divina”.

La manifestazione a tutti i popoli sta a indicare che la salvezza di Dio è per tutta l’umanità, compresi i pagani, e non soltanto per Israele. I segni di questa manifestazione sono molteplici: la stella, i magi, le teofania del Giordano, il miracolo di Cana. Coloro che, a questi “segni” della presenza del Figlio di Dio in mezzo a noi, rispondono con fede, formano la Chiesa. La Liturgia delle ore unisce molti significati in un’unica affermazione: “Oggi la Chiesa, lavata dalla colpa nel fiume Giordano, si unisce a Cristo suo sposo; accorrono i Magi con doni alle nozze regali e l’acqua cambiata in vino [a Cana] rallegra la mensa.”

Ne deriva, perciò, una conseguenza fondamentale, che diviene anche insegnamento per i cristiani di ogni tempo e, in particolare, per noi.

Essa indica che, come i magi, ogni cristiano deve lasciarsi guidare dalla fede e come loro, essere un testimone della fede. Deve, quindi, testimoniare, ossia indicare a tutti i suoi fratelli, i segni con i quali, il gran re Cristo Signore si è manifestato. La Chiesa, accogliendoli, è diventata il suo sacramento, la sua manifestazione.

Come la Chiesa, anche ogni cristiano deve rendersi un segno del Dio che si è fatto carne e farsi un riflesso di quella luce di Dio, che illumina tutta l’umanità mediante la presenza del suo Verbo.

La celebrazione dell’epifania deve essere una giornata in cui le nostre comunità cristiane si aprono con maggior generosità alla dimensione missionaria della Chiesa.

Tradizionalmente, in questo giorno si celebra la giornata per l’infanzia missionaria. Le iniziative benefiche per i bambini, e la tradizione dei doni fatti a loro, vogliono essere un’espressione dello Spirito di carità e di benevolenza cristiana.

Gualberto Gismondi


 

1° gennaio: Divina Maternità di Maria

MariaMadrediDio 

Il tempo natalizio, celebrando la nascita di Gesù Cristo, non poteva lasciare nell’ombra una celebrazione strettamente connessa a questa, ossia la Divina Maternità di Maria.

Fin dai primi tempi tutte le chiese cristiane ricordarono e riconobbero questo titolo della Beata Vergine.

Maria è celebrata ogni giorno in tutte le preghiere eucaristiche. Nel corso dell’anno, però, si riserva un suo particolare ricordo nel periodo delle solennità natalizie.

Nei riti bizantino e siriaco, sia orientali che occidentali, la memoria di “Maria Santa Madre di Dio” è celebrata il 26 dicembre, mentre nel rito copto essa è celebrata il 16 gennaio. Nella chiesa di Roma la celebrazione di “Maria, la Santa Madre di Dio” è la liturgia mariana più antica. Essa fu poi fissata al 1° gennaio.

Nell’Ufficio divino romano del 1° gennaio, si trovano molte belle preghiere, orazioni, antifone e responsori, che celebrano e glorificano la divina maternità della beata Vergine Maria. In esse, il motivo del rendimento di grazie al Signore, per la beata vergine Maria, è la sua Maternità verginale.

Fin dagli inizi della Chiesa e della fede cristiana, però, la verginità di Maria fu anzitutto il segno specifico della divinità di Cristo e divenne poi anche il tipo e modello della nuova nascita cristiana. Il riconoscimento della maternità verginale di Maria supera i modi umani e terreni di pensare e ragionare, poiché è un grande mistero che riguarda anzitutto Gesù il Cristo.

La verità della maternità verginale di Maria, quindi, si comprende nella prospettiva cristologica, nella quale va sempre collocata e contestualizzata.

Nella liturgia del 1° gennaio, tuttavia, l’importanza della celebrazione della maternità verginale di Maria, ha subito alterne vicende. Alcune volte fu sostituita, altre volte fu unita ad altre ricorrenze che finivano con l’attenuare o l’oscurare il suo aspetto principale.

Ricordiamole brevemente: 1) Circoncisione di Cristo; 2) Nome di Gesù; 3) primo giorno dell’anno e senso cristiano del tempo; 4) giornata mondiale della pace.

Fortunatamente, le preghiere e le parti liturgiche che sottolineano la Divina Maternità di Maria rimasero sempre. Vanno dunque di nuovo valorizzate nella nostra fede e nella sua festa.

Esse, infatti, sottolineano giustamente: “la verginità feconda di Maria”; “Maria sempre vergine madre di Cristo e madre della Chiesa”; Colei che “ha concepito il suo unico figlio sempre intatta nella sua gloria verginale”. Il popolo di Dio, nella sua fede profonda, ha sempre continuato a venerare, comprendere e invocare la Maternità Verginale di Maria.

Lo ha fatto concentrandosi più sul cuore e lo spirito di Maria, che sul suo corpo. Ciò è giusto, perché, anzitutto, è nell’anima di Maria che si colloca la sua grandezza e ad essa dobbiamo sempre guardare.

Lì impariamo la sua totale fedeltà alla missione divina affidatale. Lì Maria divenne anche maestra della vita spirituale cristiana. Solo una fede simile alla sua può far nascere Dio nel nostro cuore e in quello degli uomini, affinché diventino credenti.

Solo ascoltando la Parola come fece lei, ci si rende beati. Suo Figlio lo disse chiaramente: “Beati coloro che ascoltano e attuano la parola di Dio”. Gesù dice anche che quanti lo ascoltano sono veramente per lui madre, fratelli e sorelle.

Maria, produsse ogni frutto di bene mediante la sua continua perseveranza (Lc 8,15). Per tutto questo ella, Vergine-Madre, è il modello per tutta la Chiesa e per ogni vita cristiana.

Il Concilio Vaticano II lo chiarì assai bene: [la chiesa] “contemplando la santità misteriosa di Maria, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della parola di Dio accolta con fedeltà, essa diventa pure madre” (Lumen Gentium, 64).

È veramente giusto iniziare ogni anno nuovo ricordando e ripensando tutto ciò.

Gualberto Gismondi


 

 

Tempo natalizio: ottava del Natale    

 

L’ottava dopo il Natale è la settimana che lo segue, ricca di celebrazioni significative.

I primi tre giorni dopo il Natale commemorano Santi importanti: S. Stefano (il 26) celebra il primo martire del NuovoTestamento e della Chiesa. S Giovanni (il 27) è l’evangelista che penetrò più profondamente nel mistero del Figlio di Dio, sia riguardo alla nascita che alla morte.

L’inizio del suo Vangelo è letto nella terza Messa di Natale, quella del giorno, che indica il Verbo divino nella sua eternità, nella gloria del Padre, prima del tempo e della creazione dell’universo e nella manifestazione storica della nostra carne.

I Santi Innocenti (il 28) sono la primizia d’innocenza e martirio dei suoi seguaci. Tutte figure egregie che fanno corona alla culla del Santo per eccellenza, che ha volontariamente versato tutto il suo sangue e si è fatto martire innocente per la nostra salvezza.

Nella domenica fra l’ottava o, in mancanza di questa, il 30 dicembre si celebra la Festa della S. Famiglia di Nazaret.

In questo periodo liturgico, tutte le chiese ricordano la divina maternità di Maria sotto il titolo di “Santa Madre di Dio”. Il titolo “Madre di Dio” dato alla Madonna ogni giorno, nelle preghiere eucaristiche e nel corso dell’anno ripropone incessantemente questa sua consolante e incoraggiante presenza nella nostra vita.

Nel rito bizantino e siriaco la festa della “Santa Madre di Dio” è celebrata il 26 dicembre, nella Chiesa romana il 1° di gennaio, nel rito copto il 16 gennaio.

Nelle orazioni, le antifone e i responsori si glorifica la maternità della Beata Vergine Maria.

Nel prefazio la Chiesa rende grazie al Signore per la maternità verginale di Maria, come segno specifico della divinità di Gesù Cristo e come icona e modello della nuova nascita di tutti i cristiani.

L’affermazione della maternità verginale di Maria supera tutti i nostri riduzionismi mentali e le nostre limitazioni razionalistiche. Tale verginità, infatti, è in prospettiva totalmente cristologica.

Ciò significa che tale mistero viene da Cristo ed è vissuto: in Cristo, con Cristo e per Cristo.

In questa prospettiva, ogni essere umano è completamente “cristificato”, ossia trasformato e reso totalmente conforme a Cristo, mediante lo Spirito Santo

Gualberto Gismondi OFM