Mistero della Pasqua di Cristo come fonte della liturgia
Riflettiamo un poco sul mistero della Pasqua e sul significato della sua festa, facendoci condurre dalle luminose descrizioni e definizioni del Catechismo della Chiesa Cattolica.
In esso la Pasqua è presentata come la regina delle feste che affonda le sue radici nell’Antico Testamento. Dice infatti: “Fin dalla Legge mosaica il popolo di Dio ha conosciuto feste in data fissa, a partire dalla Pasqua, per commemorare le stupende azioni del Dio Salvatore, rendergliene grazie, perpetuarne il ricordo e insegnare alle nuove generazioni a conformare ad esse la loro condotta di vita".
"Nel tempo della Chiesa, posto tra la pasqua di Cristo, già compiuta una volta per tutte, e la sua consumazione nel regno di Dio, la liturgia celebrata in giorni fissi è totalmente impregnata della novità del mistero di Cristo” (CCC 1164).
Dobbiamo sottolineare bene questa indicazione sulla liturgia “totalmente impregnata della novità del mistero di Cristo”, poiché è proprio questo che la caratterizza.
Lo conferma, inoltre anche un’altra proposizione: “A partire dal Triduo Pasquale, come dalla sua fonte di luce, il tempo nuovo della risurrezione permea tutto l'anno liturgico del suo splendore".
Egualmente significativa l'annotazione che: "progressivamente, da un versante e dall'altro di questa fonte, l'anno è trasfigurato dalla liturgia. Essa costituisce realmente l'anno di grazia del Signore (Lc 4,19)".
"L'Economia della salvezza è all'opera nello svolgersi del tempo, ma dopo il suo compimento nella pasqua di Gesù e nell'effusione dello Spirito Santo, la conclusione della storia è anticipata, “pregustata”, e il regno di Dio entra nel nostro tempo” (CCC 1168).
Sì, veramente il nuovo tempo della risurrezione permea tutto l'anno liturgico del suo splendore, elevando la Pasqua a vera “festa delle feste”.
La Pasqua, quindi, non è semplicemente una festa tra le altre, perché è la “festa delle feste” e la “solennità delle solennità”, come l'Eucaristia è il “sacramento dei sacramenti” (il grande sacramento).
Sant'Atanasio la chiama “la grande domenica” [Sant'Atanasio di Alessandria, Epistula festivalis, 1 (anno 329), 10: PG 26, 1366]. In Oriente anche la Settimana santa è chiamata “la grande Settimana”.
"Il mistero della risurrezione, nel quale Cristo ha annientato la morte, permea della sua potente energia questo nostro vecchio tempo, fino a quando tutto gli sarà sottomesso" (CCC 1169).
La Pasqua, quindi, celebra Cristo, che è “Colui che ha annientato la morte”. Nel Concilio di Nicea (anno 325) tutte le Chiese si erano accordate perché la Pasqua cristiana fosse celebrata la domenica che segue il plenilunio (14 Nisan) dopo l'equinozio di primavera. Tuttavia, i diversi metodi adottati per calcolare il giorno 14 del mese di Nisan, non hanno consentito finora di far ricorrere contemporaneamente il giorno di Pasqua per tutte le Chiese occidentali e orientali.
Tuttora, però, si cerca un accordo per ritornare a celebrare il giorno della risurrezione del Signore alla stessa data (CCC 1170).
L’importanza fondamentale del mistero pasquale fa dell’anno liturgico il dispiegarsi dei diversi aspetti di tale unico mistero.
Lo dimostra e conferma anche il ciclo delle feste relative al mistero dell'incarnazione del Signore: Annunciazione, Natale, Epifania. Esse fanno memoria degli inizi della nostra salvezza, anticipando e comunicandoci le primizie del mistero pasquale (CCC 1171).
Gualberto Gismondi OFM