SANTA FAMIGLIA DI NAZARETHSanta Famiglia di Gesù e famiglie di oggi

 

La domenica dell’ottava del Natale, o il 30 dicembre, la Chiesa celebra la Famiglia di Nazaret e, insieme, la famiglia cristiana. Nella sua singolarità, la famiglia di Gesù costituisce un vero modello di vita, centrato sulle virtù e l’amore divino.

La prima lettura, tratta dal libro sapienziale del Siracide (3, 2-6; 12-14), sottolinea l’amore e il rispetto per i genitori come atteggiamento fondamentale dei figli, dalla loro infanzia alla vecchiaia dei genitori.

La seconda lettura presenta un brano delle lettera di Paolo ai Colossesi (, 12-21) che esprime tutti gli aspetti della carità familiare come vincolo di amore e unione fra i coniugi, fra i genitori e i figli e fra tutti i membri.

Il Vangelo di Matteo (2, 13-15; 19-23) presenta la sollecitudine del Padre celeste, che veglia e manda i suoi angeli ad avvertire Giuseppe, perché porti in salvo il bambino e sua madre Maria.

Gli aspetti più luminosi, profondi e autentici della famiglia sono presentati nella bellissima sintesi del Catechismo della Chiesa Cattolica. Ne ricordiamo solo alcuni, invitando ognuno alla lettura diretta degli altri aspetti, per riflettervi con amore.

Ecco alcuni articoli. (CCC 2202) Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela.

(CCC 2203) Creando l'uomo e la donna, Dio ha istituito la famiglia umana e l'ha dotata della sua costituzione fondamentale. I suoi membri sono persone uguali in dignità. Per il bene comune dei suoi membri e della società, la famiglia comporta una diversità di responsabilità, di diritti e di doveri.

(CCC 2204) “La famiglia cristiana offre una rivelazione e una realizzazione specifica della comunione ecclesiale; anche per questo motivo, può e deve essere chiamata "Chiesa domestica"” [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 21; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Essa è una comunità di fede, di speranza e di carità; nella Chiesa riveste una singolare importanza come è evidente nel Nuovo Testamento [Ef 5,21-6,4; Col 3,18-21; 1Pt 3,1-7].

(CCC 2205) La famiglia cristiana è una comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo. La sua attività procreatrice ed educativa è il riflesso dell'opera creatrice del Padre. La famiglia è chiamata a condividere la preghiera e il sacrificio di Cristo. La preghiera quotidiana e la lettura della Parola di Dio corroborano in essa la carità. La famiglia cristiana è evangelizzatrice e missionaria.

(CCC 2206) Le relazioni in seno alla famiglia comportano un'affinità di sentimenti, di affetti e di interessi, che nasce soprattutto dal reciproco rispetto delle persone. La famiglia è una comunità privilegiata chiamata a realizzare “un'amorevole apertura di animo tra i coniugi e una continua collaborazione tra i genitori nell'educazione dei figli” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 52].

Poiché nel mondo di oggi la famiglia soffre grandi difficoltà. questi valori e beni indicati dal Vangelo, ne fondano e sostengono il superamento, assicurando la salvezza e la santificazione di tutti i suoi membri.

 Gualberto Gismondi OFM


 

Natale e Tempo Natalizio 

Natale2017 

 

Agli inizi, la Chiesa Occidentale e la Chiesa Orientale celebravano un’unica festa: l’Incarnazione del Verbo, ma con sfumature diverse. L’Occidente, il 25 gennaio, sottolineava soprattutto il Natale o nascita del Signore. L’Oriente, il 6 gennaio, sottolineava soprattutto l’Epifania o manifestazione del Signore a tutti i popoli e ai pagani.

Fra il IV e il V secolo, le due feste divennero indipendenti e ciascuna Chiesa sottolineò un particolare aspetto dell’unico mistero. Si ebbero così, il Natale e l’Epifania. La Chiesa d’Occidente scelse il 25 dicembre per rendere cristiane le solenni feste pagane del solstizio invernale, nelle quali, ai culti idolatrici e pagani al “Dio Sole”, si univano eccessi orgiastici e comportamenti immorali.

Il solstizio offriva un’ottima occasione per celebrare la vera luce che veniva nel mondo, il vero e unico astro luminoso del mattino, predetto nei secoli dai profeti: Gesù Cristo. Egli, infatti, è la vera luce divina, che illumina ogni persona e salva quanti siedono nelle tenebre e nell’ombra della morte.

Lungo i secoli, i grandi Concili Ecumenici di Nicea, Efeso, Calcedonia e Costantinopoli fecero emergere sempre più le ricchezze e gli splendori del gran mistero dell’Incarnazione: Gesù vero “Dio da Dio e Luce da Luce”, “Vero Dio e Vero Uomo”. Di qui la gran ricchezza di contenuti propri di questo tempo, così bello e suggestivo, anche se breve.

Un suo primo significato è l’evento rigorosamente storico e concreto, per nulla mitico o simbolico, della nascita di Gesù, in Betlemme della Giudea, al tempo di Cesare Augusto, che ordinò il censimento in Siria, sotto Quirino (Lc 2,1-3). Il vero significato profondo, però, è l’evento e il mistero della nascita di Cristo, Messia, Figlio Unigenito di Dio.

Il Verbo si fece carne non solo per allora, ma per sempre, e tale rimarrà per sempre, vivo e datore di vita divina. Un altro tema fondamentale del Natale è lo scambio mirabile fra Dio e l’uomo: “Dio si è fatto uomo affinché l’uomo diventi Dio”. Egli ha assunto tutto ciò che è nostro, eccetto il peccato, per darci tutto ciò che è suo.

La nascita di Cristo è il fondamento della solidarietà totale, perenne e indistruttibile fra Dio e l’umanità, Dio e l’uomo. Nessuno e nulla potrà mai distruggerla. L’uomo, quindi, deve collaborare.

Dice il secondo prefazio del Natale: “Nel Mistero adorabile del Natale, egli, Verbo invisibile, apparve visibilmente nella nostra carne, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta. Generato prima dei secoli cominciò a esistere nel tempo, per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre e ricondurre a te l’umanità dispersa”. 

Gualberto Gismondi OFM


 

Dal 17 dicembre al Natale: speranza e gioia  Cammino di Maria e Giuseppe

 

Il primo periodo dell’Avvento, dalla prima domenica al 16 dicembre, indica soprattutto il modo di considerare le venute del Signore e di prepararci ad esse. Il secondo periodo, dal 17 dicembre al Natale, indica soprattutto il mistero dell’Incarnazione e la persona Emmanuel, ossia: Dio è con noi, per prepararci ad accoglierlo nell’adorazione e nell’amore.

Le orazioni eucaristiche di questo periodo, infatti, invocano: “Dio creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo fatto uomo nel grembo di una Madre sempre Vergine, concedi che il tuo unico Figlio, primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a te in comunione di vita”.

La seconda parte dell’Avvento, quindi, sottolinea soprattutto che Gesù, qui e ora, è con noi e vi rimane per sempre. La sua persona è viva e vera, continua a parlarci, spezza il suo pane con noi, assolve i nostri peccati, sana le nostre colpe, guarisce i nostri mali, ci consola nelle nostre difficoltà e sofferenze, ci sostiene nelle nostre fatiche e responsabilità, ci guida e incoraggia in ogni nostro impegno per il suo Regno.

Tutti questi motivi fanno di lui la nostra gioia, la nostra speranza e la nostra forza. Diverse orazioni di questo periodo si concludono con l’invito a “venerare con fede viva e celebrare con sincero amore il grande mistero dell’Incarnazione” (17 dic.); ad “aderire umilmente e fermamente al volere di Dio, come la Vergine che si affidò totalmente alla sua parola” (20 dic.); a impegnarci perché “la nostra gioia si compia alla fine dei tempi" (21 dic.), a “partecipare alla sua vita immortale” (22 dic.).

Alla vigilia del Natale gli chiediamo che "la sua presenza fra noi dia conforto a tutti coloro che confidano nel suo amore misericordioso” (24 dic.).

Nel suggerirci questi pensieri, che generanno i giusti atteggiamenti e diventano poi i giusti comportamenti ai quali conformarci, l’avvento forma le personalità e le comunità credenti. Ogni fedele e ogni comunità ecclesiale è chiamata a operare incessantemente per la venuta del Signore, in ogni ambiente e forma di vita.

Il messaggio spirituale dell’Avvento si completa, quindi, nella testimonianza e nell’impegno ad attuare, nel nostro qui e ora, i beni e i valori dell’Incarnazione del Figlio di Dio.

Un accenno, molto concreto e realistico, è rivolto a tutti i credenti. Lo Spirito c’invita a non avere mai paura, a non perderci mai di coraggio, a non dubitare mai che il Signore sia veramente e in ogni circostanza l’Emmanuel ossia il Dio con noi.

Se ci sembra che egli tardi a venire, non dubitiamo, perché la sua venuta è certa e non mancherà. Più l’attesa si prolunga, più teniamoci pronti. La salvezza è per chi persevera nelle veglie, nella vigilanza, nella preghiera e nel lavoro di ogni giorno.

È così che rimuoviamo, in noi e nel mondo, ogni ostacolo sulla via del suo amore. Chiediamogli perciò con fede: “Signore fa che, nelle vicende della storia e del mondo, sappiamo sempre riconoscere e accogliere i segni di ogni tua venuta, in noi e fra noi”.

 

Gualberto Gismondi