08. Gli storici, il profeta Isaia, Sargon e Sennacherib re assiri

Il re d’Assiria Sargon è ricordato nel libro del profeta Isaia al cap. 20, 1. Gli storici, però, ne negavano decisamente l’esistenza, per la ragione che, oltre a Isaia, nessun’altro lo aveva mai ricordato.

Anche questa volta, tuttavia, a stabilire la verità e riabilitare Isaia, fu proprio la scienza: l’archeologia.

Un giovane impiegato della “British East India Company”, di grande intelligenza e curiosità e dotatissimo per le lingue antiche e moderne, fu inviato infatti a Bagdad nel 1807. Nel 1811 andò a visitare le montagnole delle rovine di Babilonia, di cui disegnò schizzi e piantine e fece scavi.

Le sue “Memorie” su questi fatti furono pubblicate a Vienna nel 1813 e ristampate a Londra nel 1815, 1816 e 1818 con gran successo. Fatta un'altra visita, pubblicò le “Seconde Memorie”.

Nel 1820 andò ove supponeva fosse stata Ninive, capitale dell’Assiria e vi raccolse mattoni e tavolette d’argilla. Purtroppo, morì a soli 34 anni, a Shiraz, per un’epidemia di colera.

Nel 1825 il British Museum acquistò tutti i suoi sigilli, iscrizioni e manoscritti. Nel 1836 la sua vedova curò la stampa dei suoi diari, in seguito ai quali il governo francese, nel 1842, organizzò una spedizione guidata da Paul Emile Botta.

Gli scavi a Korsabad, dal 1843 al 1845, portarono alla luce le mura di un grande palazzo dalle pareti di mattoni coperte di lastre di pietra con figure e scritte cuneiformi. Presso le porte emersero tori alati, alti più di quattro metri.

Sargon II and dignitaryLe pietre scolpite, spedite a Parigi, mostrarono agli specialisti che il palazzo era realmente di quel re assiro Sargon, rievocato da Isaia e negato dagli storici. Nel 1840, l’inglese A.H. Layard giunse a Mossul e proseguì in zattera fino a Bagdad. Nel 1845 ricevette fondi per scavare una collinetta chiamata Nimrud, a sud di Ninive.

Gli scavi misero in luce le lastre di pietra che coprivano le pareti delle stanze, con bassorilievi e scritte cuneiformi. Furono scoperti anche numerosi oggetti di avorio scolpito. Dopo diciotto mesi di scavi Layard ritornò a Londra e scrisse un libro di gran successo su Ninive e i suoi reperti (1849).

Dal 1849 al 1851 scoprì altre stanze con quasi tre chilometri di bassorilievi in pietra. Queste erano del palazzo di Sennacherib, re d’Assiria dal 705 al 681 a.C. Le vicende di Sennacherib sono descritte nella Bibbia in: 2 Re 18; Isaia 36 e 37; 2 Cronache 32.

Mentre gli Assiri vantavano grandi vittorie, Isaia prediceva che il re non sarebbe riuscito a espugnare Gerusalemme. Avvenne proprio così.

La Bibbia in 2 Re 19, 35-37, ricorda che nella notte prima dell’assalto finale “l’angelo del Signore colpì nell’accampamento assiro centottanta cinquemila uomini”. Alcuni ipotizzarono un'epidemia di peste. Ciò che è certo è l'eccezionale numero di morti fra i soldati assiri.

Tale distruzione del loro potente esercito ne impedì l’attacco finale. Le fonti assire, ovviamente, non confessarono mai tale rovinoso disastro, ma si limitarono a enfatizzare al massimo la conquista del piccolo abitato di Lachish.

Sennacherib, ormai privo dell’esercito, fuggì a Ninive, ove fu trucidato dai suoi stessi figli Adrammelek e Saleser.

Ancora una volta, i fatti e gli oggettivi dati archeologici smentirono le ipotesi soggettive degli storici ipercritici, confermando l’attendibilità del profeta d’Isaia e la veridicità della Bibbia.  

 

Gualberto Gismondi


 

Mari: fra sorprese ed enigmi

 

Nella realtà e nella pratica, l’archeologia non può trovare tracce o testimonianze di soggetti o entità nomadi. Ciò che può dirci di questi gruppi si ricava da loro eventuali rapporti o contati con popolazioni stabili di agricoltori, abitanti di città, ecc.

Dei nomadi della Mesopotamia, nel 1800 a.C., non avremmo saputo niente, se non fosse stato scoperto, per caso, un vecchio centro, vicino al fiume Eufrate.

Nel 1933, alcuni abitanti del luogo stavano costruendo una tomba. Scavando incontrarono una statua di pietra. Saputa la cosa, un gruppo di archeologi francesi giunse quasi subito, organizzò gli scavi e rinvenne altre statue.

Mari-Zimri Lim PalaceSu una di esse vi era il nome “Mari”, scritto nell’alfabeto babilonese. Intensificando le ricerche, trovarono templi, un palazzo e una giara con un tesoro. Ciò sembrò indicare che Mari si potesse correlare al tempo della magnificenza di Ur: nel 2500 a.C.

Tale splendore, però, in seguito subì un’eclissi, e solo verso il 1850 a.C. riprese a fiorire. Il grandioso palazzo costruito dai re di Mari è considerato uno dei maggiori del Medio Oriente. Come gli altri, però, anch’esso fu saccheggiato e incendiato. Poco dopo il 1760 a. C., infatti, Mari fu conquistata dal re babilonese Hammurabi.

Negli scavi, gli archeologi trovarono, sparse nelle varie sale e stanze, circa 20.000 tavolette d’argilla, in parte spezzate e in parte intatte, scritte in testi e caratteri cuneiformi. In esse si descrivevano minuziosamente tutti gli aspetti della vita del palazzo: derrate alimentari, tavola del re, costruzione di strumenti musicali, documenti amministrativi e di governo ecc. Inoltre, si trovarono centinaia di lettere al re, provenienti da ogni parte.

Tutto ciò fece conoscere molti aspetti della vita in un’area vastissima dell’Oriente antico. Gli ufficiali dell’esercito dovevano informare il re su tutti gli spostamenti delle tribù nomadi, che potevano costituire qualche pericolo, e sulle numerosissime carovane che attraversavano l’area e dovevano pagare tributi. Alcuni di tali gruppi si ritrovano anche nelle pagine e nei racconti biblici, indicati, ad esempio, col nome generico di Amorriti.

Nelle tavolette si leggono anche numerosi nomi di persone, molto simili a quelli ebraici risalenti, soprattutto, al periodo dei patriarchi. Qualcuno è addirittura identico come: Ismaele.

L’importanza maggiore dei ritrovamenti di Mari risiede nella gran quantità di notizie riguardanti la presenza e la vita di gruppi nomadi nel periodo che va, all’incirca, dal 2000 al 1760 a.C. Molti di tali aspetti interessanti possono, quindi, riguardare anche la vita dei patriarchi.

Anche qui dobbiamo sottolineare un aspetto già notato. L’archeologia è utilissima nel farci conoscere elementi e circostanze di vita, di cultura e di storia di una data epoca e di un dato ambiente, che ci consentono di capire sempre meglio le modalità di molti fatti descritti nelle pagine bibliche.

La maggior luce sugli ambienti e i contesti in cui tali fatti si svolsero, quindi, è preziosa. Consente, infatti, di distinguere con maggior sicurezza fra storie vere e verosimili oppure racconti e narrazioni infondate. In più fa interpretare e comprendere più correttamente gli eventi. mari

Essa, però, non può dirci nulla, dal punto di vista strettamente religioso e personale, su persone singole o azioni determinate e specifiche. In questo campo, le illazioni volte a giudicare la Bibbia inattendibile o a farla leggere in modi integralisti, fondametalisti o concordisti, si dimostrarono sempre inutili e fantasiose e, sovente, anche arbitrarie e fuorvianti.

Un esempio fra i molti. In base a una scoperta, qualcuno sostenne che il nome Davide derivava da Mari, dove significava “Capo”. Ne deduceva, perciò, che il personaggio biblico Davide aveva un nome diverso e si sarebbe attribuito il "titolo di David” solo dopo essersi fatto re. Di qui la sua critica alla Bibbia. Scoperte successive, però, dimostrarono che, a Mari, la parola david non era per nulla un titolo, ma un semplice termine che, per di più, significava “sconfitta”.

Tale applicazione al nome del re David, oltretutto famoso come re vittorioso, quindi, era del tutto inventata, inverosimile e arbitraria. Simili concordismi e negazioni, purtroppo, furono e sono tutt’altro che rari da parte di “razionalisti” e non credenti che pretendono di “spiegare” o addirittura "insegnare" la Bibbia ai credenti. Sono, invece, soltanto tentativi di fare scalpore, privi di ogni serietà, base e attendibilità. 

 

Gualberto Gismondi

 


 

Babilonesi ed ebrei: astronomia e profezia

Il termine Babilonia indica realtà fra loro legate ma diverse. La prima fu una grande città sul fiume Eufrate, considerata più volte nella Bibbia sotto vari aspetti. La seconda è un grande e fertile bassopiano irrigato dai fiumi Tigri ed Eufrate. In quest’area ricca di reperti, i ritrovamenti archeologici hanno mostrato abitazioni preistoriche risalenti a 30.000 anni prima di Cristo.

Non ci soffermiamo su la sua preistoria, ma consideriamo la parte di storia relativa al tempo del capo e protagonista Nabucodonosor (Nabu-Kudurri-Ussur). Egli regnò dal 605 al 562 a.C. dal Golfo Persico al Mar Morto e nel 597 e 586 a.C., conquistò Gerusalemme. Nel 539 a.C., Babilonia fu a sua volta conquistata dall’imperatore persiano Ciro, che ne ridusse area e città a una provincia persiana.

Nel corso dei secoli, molti eventi storici avevano portato ad abitare in quell’area, non solo i conquistatori che si succedettero l’un l’altro, ossia: assiri e babilonesi, ma anche un gran numero di prigionieri deportati dagli Stati conquistati e dai popoli vinti. Molti di questi vi abitarono, poi, come loro membri, comprese molte migliaia di ebrei. Quelli di loro che vi rimasero a lungo o definitivamente, e che mai abbandonarono la propria fede e osservanze, resero progressivamente sempre più note e influenti la religione e la fede ebraica.

Basti ricordare che proprio in tale area venne poi composto ed elaborato quel monumento religioso alla Sacra Scrittura dell’Antico Testamento che costituisce il famoso Talmud Babilonese. Esso divenne e rimane tuttora un testo base dell’ebraismo, a livello mondiale.

Questi fatti e realtà mostrano che le grandi attese messianiche e le aspettative ebraiche potevano essere ben note, come dimostra la Bibbia, nella cultura, religione e vita babilonese.

Babilonesi e Caldei, quindi, potevano conoscere le profezie di cui il popolo di Dio era depositario, custode e divulgatore. È normale che le conoscessero, soprattutto, i membri più elevati e importanti della casta sacerdotale babilonese e persiana, famosi per le loro vastissime conoscenze sia religiose che scientifiche.

Essi possedevano ampie e profonde competenze astronomiche e astrologiche. Caldei e Babilonesi divennero famosi per i risultati conseguiti nell’aritmetica, la matematica e l’algebra. Nell’astronomia non si limitavano a calcolare, ma raccoglievano anche molte osservazioni, che poi ordinavano accuratamente, ricorrendo a complesse tecniche aritmetiche e all’estrapolazione.

Sopra tutte queste benemerenze culturali, che arricchirono la cultura mondiale, però, ai Magi vanno riconosciute, in primo luogo, le grandi benemerenze del profondo senso religioso.

Da esse la possibilità di conoscere e riflettere a lungo sull’ antichissima profezia del futuro Messia e Re dei Giudei: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe, e uno scettro sorge da Israele” (Nm 24,17).

Acuti e assidui osservatori delle stelle, alle quali allora si attribuivano anche particolari significati storici e religiosi, poterono osservare qualche aspetto, posizione, congiunzione o altro, dei pianeti che, poteva benissimo costituire un “segno” per loro.

Un segno nel cielo, allora, era considerato particolarmente importante. Nel piano divino della salvezza, però, i Magi sono considerati come “primizia dei gentili” o delle “genti”, ossia di quanti non appartengono al popolo di Israele e, quindi, rappresentano i pagani o, meglio ancora, l’umanità.

Più che fantasticare su ipotesi scientifiche incerte e poco convincenti, sulla natura della stella, occorre considerarne l’aspetto antropologico, umano e religioso. Il comportamento dei Magi fa pensare piuttosto a una forte intuizione o ispirazione di fede, a una luce con la quale il Signore li spinse a un viaggio lungo, faticoso, disagiato a e pericoloso per andare ad adorare il Re dei Giudei, il Re dei re.

A riconoscere in Gesù la stella e lo scettro profetizzati poté contribuire anche qualche conoscenza scientifica umana, astronomica, benché avvolta nella nebulosità astrologica. Dio sa scrivere diritto su righe storte.

Ogni sua ispirazione salvifica è assai più luminosa e potente dei nostri incerti pensieri umani e può sempre illuminare e guidare gli sforzi di tutte le persone aperte e di buona volontà.

 

Gualberto Gismondi.