Storia e archeologia: capacità e limiti

Nei due testi precedenti: “Biblica: perché questa rubrica?” e “Bibbia: fede, storia, scienza” abbiamo esaminato pregi e limiti della ricerca storica e archeologica nel valutare e interpretare le pagine bibliche.

Questi pregi e limiti riguardano tutte le scienze e tutte le realtà e gli argomenti indagati. Ormai da tempo, epistemologi, storici e filosofi della scienza hanno accertato il fatto importantissimo che: “tutte le asserzioni scientifiche sono insiemi di ipotesi, congetture e tesi, parziali e provvisorie, sempre dimostrabili false, mai dimostrabili definitivamente vere”.

La ricerca scientifica, quindi, deve scoprire e correggere incessantemente i propri errori. È per questo che deve continuare sempre, senza fermarsi mai. Ciò comporta che le asserzioni scientifiche, perciò, cambino nel tempo, siano limitate, abbiano valori e significati relativi, non raggiungano mai l’assolutezza. Solo così la scienza può progredire sempre.

Tutto questo spiega perché i cosiddetti conflitti fra scienza e fede non esistano affatto, se non nella fantasia di chi li pensa. Essi non hanno base né fondamento oggettivo. Chi vi crede, certamente si sbaglia.

Chiarito ciò, ritorniamo alla scienza dell’archeologia biblica. Nei suoi confronti alcuni hanno ancora gli atteggiamenti di un libro di qualche decennio fa: “La Bibbia aveva ragione”. L’autore voleva dimostrare che tutto ciò che è nella Bibbia è sempre confermato e dimostrato dall’archeologia. Questo, però, era ed è un grave errore, e un’esagerazione insostenibile anche se fatta a fin di bene.

Per altri invece, l’archeologia dimostrerebbe gli errori e la falsità della Bibbia. Anche questo è un grave errore e un’esagerazione insostenibile. Qual è, allora, la posizione giusta?

E' quella rigorosa, razionale, ragionevole e sensata degli epistemologi e degli archeologi veramente competenti e onesti. Essi la definiscono così: l’archeologia non ha il compito, né può “dimostrare” né “smentire” le affermazioni bibliche riguardanti Dio. Le sue scoperte, invece, sono preziose per farci conoscere se le usanze, gli atteggiamenti, i comportamenti e le circostanze di un dato tempo, avvenivano proprio nei modi descritti dalla Bibbia.

Quando l’archeologia mostra antiche realtà e consuetudini che concordano con i racconti biblici, possiamo apprezzarne sempre più il significato storico e culturale ma, soprattutto, capirne meglio e più profondamente l’insegnamento religioso e il messaggio spirituale.

Tutto ciò fa anche apprezzare maggiormente la sincerità e veridicità della S. Scrittura, perché aiuta a capirne e apprezzarne meglio il messaggio religioso, dottrinale e spirituale specifico. Ne rafforza anche il valore e la forza di testimonianza.

È per questo che la seria ricerca storica e archeologica va sempre più apprezzata e valorizzata nell’aiutarci a comprendere la Parola di Dio. Al contrario, i divulgatori mediatici, i tuttologi televisivi, gli esperti improvvisati, sentenziano a favore o contro la verità della Bibbia, in base a novità tanto più clamorose e strepitose, quanto più vuote ed effimere. Questo fatto c’insegna la necessità di diffidare sempre di quanti annunciano “scoperte sensazionali”. Cieli e terra passeranno, ma le parole divine non passeranno.

 

Gualberto Gismondi