Antropologia biblica: persona umana, creazione e trasfigurazione
Nelle Sacre Scritture vediamo che, fin dal primo istante della creazione dell’uomo e della donna, la differenza dei sessi non fu mai una realtà marginale o secondaria, né una posizione provvisoria, da superare storicamente o culturalmente.
Al contrario, la differenza e il gesto creatore furono simultanei, per cui segnarono l’origine e la condizione dell’umanità che, da allora, rimasero sempre immutate. La differenza fra uomo e donna è ripresentata anche al termine delle Scritture, dove il libro dell’Apocalisse descrive l’umanità trasfigurata dalla gloria divina, nella Gerusalemme celeste.
Ne consegue che, guardando allo svolgersi del tempo e agli sviluppi della storia dell’essere umano e del popolo di Dio, si trovano costantemente, al centro dell’opera della divina salvezza, la differenza fra uomo e donna e la distinzione fra maschile e femminile.
Quando giunse la pienezza dei tempi, nella Nuova Alleanza, Dio visitò il suo popolo inviando il suo Figlio Unigenito. Egli, che è vero Dio, divenne anche “vero uomo”, in Gesù di Nazaret, detto il Cristo.
Egli, figura maschile nella pienezza della sua maschilità, s’incarnò nella “vera donna”, pienezza della femminilità, la Beata Vergine Maria, Madre di Dio. Maria è la vera figlia di Sion che esprime la perfezione della sua relazione con Dio, nella sua piena condizione di donna: Vergine e Madre.
Questi eventi e realtà mostrano quanto sia arbitraria, infondata ed errata la pretesa d’interpretare la frase di S. Paolo: “non c’è maschio e femmina” (Gal. 3, 28), come espressione dell’abolizione dei sessi.
Il problema dell’uomo e della donna è stato sempre interpretato dallo Spirito Santo e dalla Chiesa, nel senso positivo e più profondo, che rimane anche l’unico giusto.
Per esso, quanti sono stati affidati dal Padre al Figlio Gesù Cristo, devono superare, in Lui, le rivalità, le ingiustizie, le incomprensioni e le violenze nelle quali sovente scade il rapporto fra l’uomo e la donna.
Il vero insegnamento di Paolo, quindi, è che soltanto in Cristo è possibile vivere la giusta relazione fra l’uomo e la donna, come autentica relazione sponsale di Cristo con la sua Chiesa. Essa sola esprime il vero amore nell’armonia, la pace, la gioia e la serenità.
Gualberto Gismondi