Quaresima

 

Domenica delle Palme7. Domenica delle palme e della passione Passione di Gesù

 

Con la domenica delle palme e della passione ha inizio la settimana santa. La liturgia assegna un duplice nome a questa domenica per ricordare che essa unisce la memoria del trionfo di Cristo acclamato dagli abitanti di Gerusalemme e l’annuncio della sua imminente Passione.

I rami di palma e di ulivo sono segni di fede e di gioia del popolo di Dio che va verso il Messia e suo Signore. La Messa ci ricorda, inoltre, che egli va incontro alla morte per la salvezza di tutta l’umanità. La stretta unione di gioia, sofferenza e gloria esprime bene il grande mistero pasquale, invitando tutti alla fede e all’amore.

La liturgia ci esorta ad andare con fede incontro a Cristo, che porta a compimento il mistero delle sua morte e risurrezione e a seguirlo fino alla croce, per partecipare alla sue risurrezione e gloria. L’acclamazione che cantiamo tutti con maggiore convinzione è “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Il popolo di Gerusalemme la cantava anche per l’entusiasmo provocato dalla risurrezione di Lazzaro. Gesù tuttavia, affrontò con la massima umiltà questo suo brevissimo e apparente trionfo, sapendo di andare incontro con grande coraggio a ingiustizie, insulti e percosse che lo attendevano. In questo modo conferiva alla sofferenza e umiliazione un nuovo valore e significato, non più umano ma divino. Ne fece, infatti, un nuovo segno di elezione anziché segno di rifiuto e di rigetto.

La sua Pasqua, infatti, è un continuo movimento di ascesa, dalla suprema umiliazione della morte in croce, alla massima glorificazione della Risurrezione e Ascensione alla destra del Padre. In lui, quindi, tutti possono scoprire la misteriosa fecondità del dolore, della sofferenza e della morte.

Nel Vangelo di Matteo, le scene della passione del Signore si susseguono con grande immediatezza e drammaticità. La cena pasquale (26,14-35)celebra il mistero della continua presenza di Cristo in mezzo al suo popolo. Il Getsemani (26,36-46) mostra Gesù come modello della preghiera perfetta, che giunge fino all’agonia di sangue, nell’accogliere la volontà del Padre.

Nelle scene dell’arresto e la detenzione (26,47-56) Gesù mostra il suo incondizionato amore al perdono e alla non violenza. Il processo davanti al sinedrio è dominato dalla grande e definitiva rivelazione della sua divinità “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo”. Davanti a questa solenne e drammatica dichiarazione di messianicità, di regalità e di divinità si svelano anche le posizioni dell’umanità. I capi e i sommi sacerdoti giungono al rifiuto totale, fino alla bestemmia. I discepoli, col tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro e la fuga degli altri mostrano le loro debolezze. I poteri politici, Pilato (27,1-31)

Erode e sinedrio, svelano il loro cinismo, servilismo e opportunismo di sempre. Preferiscono liberare l’assassino Barabba e condannare l’innocente. Per contro, i pagani mostrano senso di umanità e simpatia, come nella moglie di Pilato e il Centurione. Tutti gli sforzi umani per vanificare la verità sulla morte di Gesù, però, falliscono.

Sulla croce troneggia, per tutti i secoli e per tutte le genti, l’unica grande verità: Gesù di Nazareth Re dei giudei (27,32-50). Davanti alla verità e autenticità della croce si svela tutta la realtà. Vi sono il cosmo, la natura, le tenebre, il terremoto, le rocce spezzate. Vi è l’umanità che bestemmia (26,39-44). Vi sono, però, anche i primi dei nuovi credenti pagani, come il centurione e le guardie romane, che confessano apertamente: “Davvero costui era Figlio di Dio(26,54).

L’Antica alleanza è superata, come dimostrano: il velo del tempio squarciato da cima a fondo, i sepolcri aperti, i corpi dei santi che in Gerusalemme appaiono a molti. Di fronte a tutti questi fatti, eventi ed elementi impressionanti appare veramente ingenua e semplicistica la decisione dei capi-sacerdoti, dei farisei e di Pilato. Nascondere tutto sigillando la tomba di Gesù e facendovi stretta guardia.

 

Domande per approfondire: 

 

Che cosa significano nel popolo di Gerusalemme i rami di palma e di ulivo con i quali la gente accorre gioiosa e festante verso Gesù, Messia e Signore? 

Che cosa ci ricorda la Messa della Domenica della Passione e delle Palme leggendo la Passione del Signore? 

Come c’invita la liturgia ad andare con fede incontro a Cristo che compie il mistero delle sua morte e risurrezione e a seguirlo fino alla croce per partecipare alla sua risurrezione e gloria? 

 

Gualberto Gismondi ofm

 

La resurrezione di Lazzaro6. Il mistero della morte e risurrezione di Lazzaro

 

Nel sabato della quinta settimana di Quaresima il Vangelo presenta le conseguenze più importanti della risurrezione di Lazzaro, compiuta da Gesù per salvare il suo popolo.

Giovanni, infatti, sottolinea giustamente che molti credettero in Gesù. Il fatto è grandioso. Lazzaro e le sue sorelle erano persone esemplari, molto conosciute, stimate e amate. La permanenza di quattro giorni, nel sepolcro, aggiungeva al dolore della morte, la consapevolezza e l’orrore della corruzione avanzata. Questi fatti innegabili rendevano la risurrezione di Lazzaro più misteriosa e prodigiosa delle altre operate da Gesù. Nessuno poteva negarla, tanto meno i nemici irriducibili di Gesù: farisei, capi dei sacerdoti e sinedrio. Essi si riunirono perché i grandi segni compiuti da Gesù facevano credere sempre più in lui. Scribi e farisei, non lo sopportavano, reagendo con timore, odio, invidia e gelosia. I capi pensavano all’aspetto politico-religioso. Sorgeva un nuovo popolo di Dio, che credeva in Gesù. Più tardi l’affermarsi della Chiesa avrebbe provocato disperazione nei farisei e terrore nei principi dei sacerdoti.

Giovanni annota giustamente che il Sommo Sacerdote Caifa, per l’autorità della sua carica non parlò a titolo personale dicendo che si doveva uccidere Gesù per salvare Israele, ma profetizzò inconsapevolmente. Veramente la morte di Gesù salvò non solo Israele, ma anche tutta l’umanità, perché il Figlio di Dio volle morire per riunire in un solo popolo di salvati, tutti i figli di Dio, divisi e dispersi. Il nuovo popolo di Dio era il suo Regno, la sua Chiesa e includeva non solo i giudei, ma tutti i popoli della terra.

L’assassinio sciagurato e feroce proposto da Caifa, invece, provocò la misera fine dell’antico popolo di Dio. Uccidere un uomo santo e innocente come il Figlio di Dio non salvava nessuno. Al contrario, affrettò la distruzione d’Israele, Gerusalemme e il Tempio a opera dei Romani. Col suo sacrificio sulla croce, Gesù stabilì per sempre la sua presenza fra noi.

Solo l’amore di Dio Padre e il dono del suo Figlio diletto, immolato per noi, potevano salvare l’umanità. Cristo è il Tempio vero, santo e definitivo del Dio vivente. Il Regno di Cristo è la nuova Gerusalemme celeste, servita dagli angeli. Solo la passione, morte e risurrezione di Gesù generarono l’umanità unita, secondo le intenzioni divine. Solo la morte di Gesù sanò e guarì tutte le divisioni, creando l’unione completa fra gli uomini dispersi e separati da Dio, divisi fra loro e dentro di loro. La Chiesa, vero popolo degli eletti di Dio, cura maternamente il frutto di queste unioni.

Cristo, con la sua morte e risurrezione ha vinto la nostra morte e ci ha conferito la sua risurrezione. La sua potenza divina introduce la nostra vita umana nell’unità della vita divina, nella vita eterna e nell’infinito, inesauribile amore del Dio vivente.  

   

Domande per approfondire:

  

Quali eventi grandi e innegabili rendono la risurrezione di Lazzaro più misteriosa e prodigiosa delle altre risurrezioni operate da Gesù?

 Perché Dio volle includere nel Regno di Cristo, la Chiesa suo nuovo popolo, non solo i giudei, ma anche tutti i popoli della terra?

 Come Cristo ha vinto la nostra morte e ci ha conferito la sua risurrezione?

 

Gualberto Gismondi ofm

 

5. Teologia e spiritualità della Quaresima 

 

Per comprendere bene il significato spirituale e teologico della Quaresima è necessario partire sempre dal grande mistero pasquale.

La quaresima, infatti, è l’inizio della celebrazione del “Grande Sacramento Pasquale”. Fu il Papa S. Leone Magno a indicarlo suggestivamente come Magnum Paschale Sacramentum, per cui fu definito il grande dottore del Mistero pasquale. Per il suo significato e la sua efficacia spirituale, la Santa Pasqua è la solennità che supera tutte le altre dell’anno liturgico. Il suo oggetto, infatti, non riguarda soltanto un aspetto o un momento limitato del grande piano della salvezza divina, ma lo abbraccia tutto quanto nella sua pienezza. È per questo che nella grande veglia del Sabato Santo la liturgia ha scelto, fra le pagine della Bibbia, le letture che ricordano e celebrano: la creazione del mondo; l’elezione e le promesse ad Abramo; la creazione del popolo d’Israele; le profezie; i riti del sacerdozio ebraico. Questi elementi e fatti costituirono la preparazione, remota e prossima, del grande evento della nostra salvezza, attuatosi con: l’incarnazione, la nascita, passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio Gesù Cristo.Preparazione alla Pasqua

La Pasqua esprime tutta la pienezza dell’intera azione salvifica divina. È per questo che ogni anno compie un rinnovamento che santifica e purifica la Chiesa più di tutte le altre celebrazioni dell’anno cristiano. Per questi motivi, la Pasqua esige una preparazione spirituale e ascetica speciale, maggiore di quelle da dedicare a ogni altra festa o solennità. A sua volta, la celebrazione spirituale della Quaresima è rivolta a preparare, nei singoli fedeli e nell’intera comunità ecclesiale, l’atteggiamento che consente di celebrare e ricevere, in tutta pienezza, la grazia del sacramento pasquale (Paschale Sacramentum). 

Oltre al Papa S. Leone Magno, anche S. Agostino, nel suo commento al Salmo 148, prospetta in termini molto profondi il mistero della Pasqua e della preparazione spirituale ad essa (Quaresima). La Quaresima descrive in due fasi la storia della nostra vocazione cristiana. La prima fase riguarda soprattutto il presente, ossia la nostra vita terrena, soggetta a ogni difficoltà, tentazione e tribolazione. La seconda fase, riguarda soprattutto la nostra vita futura che trascorreremo per l’eternità, nella casa del Padre, nel suo Regno di gloria e beatitudine che non avrà mai fine. La Chiesa, nella sua fede, ha istituito due tempi per poter celebrare la Pasqua prima e dopo.  

Il tempo prima di Pasqua è la Quaresima, che raffigura il cammino della nostra vita terrena, con le sue ombre quotidiane, i rischi, i pericoli, le fatiche, gli sforzi, gli insuccessi e i sacrifici. Esso è un tempo di conversione, ravvedimento, lotta al male e speranza di bene. In esso chiediamo il perdono mediante l’elemosina, il digiuno e la preghiera. Il tempo, dopo Pasqua, ci presenta ciò che ora possediamo soltanto in parte e nella fede, ma che vivremo pienamente alla fine delle le prove e tribolazioni della vita presente.

Allora benediremo e glorificheremo per sempre, con lodi, ringraziamenti, esultanza e Alleluia il Signore Risorto e Vittorioso. La passione e morte di Cristo rappresentano la nostra vita attuale. La sua Risurrezione gloriosa e luminosa rappresenta quella vita che già parzialmente possediamo e che sarà per sempre pienezza  di beatitudine, luce, pace e gloria divina.

03 Fiori primavera

    

Domande per approfondire: 

Quali elementi e fatti costituirono la preparazione, remota e prossima, del grande evento della nostra salvezza: incarnazione, nascita, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo Figlio di Dio?  

Che rapporto hanno con la Pasqua le pagine della Bibbia, che celebrano: creazione del mondo; elezione e promesse ad Abramo; creazione del popolo d’Israele; profezie e riti del sacerdozio ebraico? 

Che cosa ci insegnano il tempo prima e il tempo dopo la S. Pasqua? 

 

Gualberto Gismondi ofm