• 18 Nov

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario A15 Novembre 2020

33ª Domenica del Tempo Ordinario:

A chiunque ha verrà dato e sarà nell'abbondanza

Domenica prossima la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo concluderà l’anno liturgico. Essa celebra il Signore che, sul suo trono di gloria viene a giudicare il mondo con potenza.

Oggi, la liturgia e il Vangelo ci preparano a questo grande evento perché, comportandoci secondo le esigenze del Vangelo e del suo, Regno possiamo trionfare con lui come veri “figli della luce”.

Ascoltiamo la Parola di Dio 

Pro 31,10-13.19-20.29-31: 10Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. 11In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. 12Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. 13Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani.19Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. 20Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero.29"Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, ma tu le hai superate tutte!". 30Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. 31Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.

1Ts 5,1-6: 1Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. 3E quando la gente dirà: "C'è pace e sicurezza!", allora d'improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. 4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. 5Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. 6Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Mt 25,14-30: In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". 21"Bene, servo buono e fedele gli disse il suo padrone , sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: "Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due". 23"Bene, servo buono e fedele gli disse il suo padrone , sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone". 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: "Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo". 26Il padrone gli rispose: "Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".

Meditiamo con lo Spirito Santo

Il nostro cuore si illumina pensando alla solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo che, domenica prossima, concluderà l’anno liturgico.

Il Signore Gesù viene nella sua potenza e Chiesa, liturgia e Vangelo ci preparano già oggi a contemplarlo sul trono della sua gloria.

La prima lettura, dal libro dei Proverbi, descrive la donna saggia e virtuosa che, operosa, generosa e laboriosa, provvede non solo alle necessità della sua famiglia ma anche a quelle dei più miseri e poveri. La sua carità produce opere buone e frutti preziosi che rendono felici molti. Queste sue qualità, all’apparenza materiali, sono anzitutto spirituali e soprannaturali. Esprimono, quindi, come devono vivere i “figli della luce”, per essere autentici seguaci del Vangelo e fedeli membra del Regno. Il “timor di Dio”, nel Nuovo Testamento è un “dono di amore e di grazia” dello Spirito Santo.

La Prima Lettera di San Paolo ai Tessalonicesi ci presenta la sua preoccupazione perché i cristiani non si addormentino e non smettano mai di vegliare e vigilare. Ricorda anch’egli il monito di Gesù che viene di notte all’improvviso come un ladro. I  figli della luce e del giorno, non appartenendo più alla notte e le tenebre, ma vigilando non saranno colpiti da nessuna rovina improvvisa. Dio, infatti, in Gesù Cristo, non ci ha destinati alla collera, ma alla salvezza, la santità e la gloria. Paolo ha precisato nella sua Seconda Lettera ai Tessalonicesi, le qualità necessarie alla salvezza: lavoro serio; cura onesta dei propri impegni; pace col prossimo; vita sobria e irreprensibile.

La parabola di Gesù, quindi, va vista nel suo contesto spirituale e significato soprannaturale. Gesù non parla di beni materiali o impegni terreni, ma di beni e impegni spirituali, di cui dovremo rispondere. Nella parabola di Gesù i talenti indicano realtà spirituale molto preziosa. Il talento, infatti, era una moneta d’oro di grandissimo valore. Più tardi passò a indicare anche grandi qualità umane: intelligenza, capacità, abilità. Gesù, quindi, parla di tesori preziosi e inestimabili: Regno dei cieli; vita divina; grazia; salvezza; vita eterna; santità. Essi sono il centro della sua parabola Dio ce li dona gratuitamente perché li accogliamo e li introduciamo nella nostra vita , nel mondo e nella storia. Non sono, quindi, tesori inerti da nascondere o custodire in cassaforte, ma ricchezze vive da far crescere e fruttificare.

L’unica risposta adeguata ai talenti divini è la fede impegnata e laboriosa, insieme alle  opere della carità. Chiediamoci quindi: li aumentiamo veramente servendo Dio e i fratelli, per ottenere la gloria che il Signore riserva ai suoi servi buoni e fedeli?

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 

Al Padre che ci affida tutti i beni della creazione e della grazia chiediamo di renderci sempre operosi e vigilanti, nell’attesa del tuo ritorno, perché ci accolga come servi buoni nella gloria del suo Regno: “O Padre, che affidi alle mani dell’uomo tutti i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gloria del tuo Regno”.

La nostra offerta ci consenta un servizio fedele che ci prepari al frutto dell’eternità beata: “Quest’offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente, ci ottenga di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un’eternità beata”.

Al Padre, che ci ha nutriti col suo sacramento, chiediamo che esso ci edifichi sempre nel suo amore: “O Padre, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memoriale che Cristo tuo Figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifichi sempre nel vincolo del tuo amore”. 

Gualberto Gismondi OFM