23. Triduo pasquale: contenuti, significati, simboli

La liturgia del triduo pasquale esprime l’unità del mistero pasquale, che congiunge in modo inseparabile la morte e la risurrezione di Cristo. Ogni giorno del triduo si collega e si apre sull’altro. Il culmine dei tre giorni è espresso nella veglia pasquale e la sua celebrazione eucaristica.

Alcuni sottolineano che il triduo pasquale esprime la Pasqua celebrata in tre giorni. Per queste ragioni, il triduo pasquale esprime la passione, morte e risurrezione del Signore e si colloca al vertice dell’anno liturgico.

Come la domenica riassume ed esprime il significato della settimana, così la Pasqua riassume ed esprime il significato di tutto l’anno liturgico. Il giovedì santo non fa ancora parte del triduo, che è formato dal venerdì, sabato e domenica. Esso, però, introduce al triduo, presentando la realtà del mistero pasquale nella sua dimensione rituale.

Giovedì SantoLa S. Messa, celebrata alla sera, è chiamata “in coena Domini” e sottolinea l’aspetto festivo. Inoltre, nel rito della cena, si mostra la Pasqua come inscindibile unione del servizio e della carità fraterna. Il mistero della Passione del Signore è anche mistero di condivisione e umiltà.

La lavanda dei piedi agli Apostoli, da parte del Signore e Maestro Gesù, inserita in tale contesto, sottolinea il valore dell’umiltà ed esalta il significato del servizio.

Terminato il rito eucaristico, con una solenne processione, si trasportano le sacre specie in un luogo illuminato e adornato, per essere adorate. Esse sono conservate in esso per la comunione che si farà nell’azione liturgica del Venerdì Santo.

Il Venerdì santo, quindi, è il primo giorno del Triduo Pasquale. In esso si attua una solenneVenerdì Santo liturgia della parola alla quale segue una serie di orazioni e la preghiera universale. Non vi è, invece, alcuna celebrazione eucaristica, al posto della quale si compie l’adorazione della santa croce, seguita poi dalla comunione eucaristica. Il Venerdì Santo esprime la teologia della croce come ha indicato S. Giovanni. In essa, quindi, non si esprime il lutto della Chiesa, ma la sua contemplazione amorosa del sacrificio di sangue sostenuto dal Figlio di Dio, come fonte della nostra salvezza.

Anche in questa liturgia, quindi, si uniscono intrinsecamente: umiliazione e morte; risurrezione e gloria del Cristo. Il termine “beata passione” esprime proprio questo senso. Nel venerdì santo, anche il digiuno ha un significato speciale, come segno sacramentale della partecipazione al sacrificio del Signore. Indica i “giorni nei quali lo sposo è tolto” ai suoi amici e discepoli (Lc 5, 33-35).

Sabato SantoIl Sabato santo, secondo giorno del triduo pasquale, non ha celebrazione eucaristica. La Chiesa si raccoglie soltanto per celebrare la liturgia delle ore, presso la santa croce. Si celebra Cristo che riposa nella tomba, dopo il suo vittorioso e glorioso combattimento della croce. È pure un giorno di grande silenzio contemplativo, che esprime fede e speranza. Chiesa e fedeli attendono l’avverarsi delle parole e delle promesse del Signore: “il Figlio dell’uomo … deve … essere messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9, 22).

Il grande sabato si conclude con una solenne veglia notturna che sfocia, all’alba della domenica, in una solenne eucaristia. Questa è la notte pasquale, nella quale si conferisce il battesimo ai nuovi credenti. Anche i partecipanti rinnovano la loro fede battesimale. Si benedicono il fuoco, l’acqua, il cero. Tutta la celebrazione esprime la “notte illuminata” o “notte vinta dal giorno”. Si celebra sempre nella notte, per rivivere meglio il passaggio dalle tenebre alla luce e dalla notte al giorno, simboli vivi per manifestare il mistero della Pasqua, in Cristo e in noi. 

Gualberto Gismondi