conversione-a-Cristo2 - Quaresima: rinnovarsi per rinnovare   

 

La parola “quaresima” produce in alcuni cristiani un certo disagio, perché pensano anzitutto a penitenze, digiuni, rinunce, ecc.

Questi elementi, però, sono confluiti nell’idea corrente di penitenza, accentuandone maggiormente gli aspetti esteriori o appariscenti. Nel senso biblico e teologico, invece, i significati del termine penitenza sono soprattutto interiori e spirituali, riguardando il rinnovarsi, pentirsi convertirsi

Rinnovare significa realizzare nuovi atteggiamenti, rendere nuove: persone, comunità, menti, pensieri, cuori, sentimenti, volontà, intenzioni, disposizioni, comportamenti, ecc. Così inteso, il rinnovarsi è un atteggiamento dinamico, che migliora se stessi, rendendo più creativi, innovativi, motivati e capaci di novità. La riflessione biblica e cristiana, però, sottolinea soprattutto i livelli più elevati della persona umana, considerando il rinnovarsi un atto profondamente spirituale che migliora tutti gli altri aspetti. Rinnovarsi spiritualmente significa, anzitutto, cambiare l’orientamento della propria vita.

Verso che cosa dirigerci? Che cosa cambiare?

Qui a rispondere è la parola di Dio, introducendo un altro termine: la conversione. Esso deriva dal verbo convergeremuovere da punti diversi per tendere verso un unico puntovolgersi a un determinato finedirigersi verso un dato scopo. Nella visione biblico-cristiana questo punto più elevato e finalità massima è Dio. Conversione indica l’atto col quale la persona si orienta a Dio e alla sua vita divina. La Scrittura indica questo fatto con espressioni suggestive quali: “cercare Dio”, “cercare il volto di Dio”, “fissare il cuore in Dio”, “umiliarsi di fronte a Dio” ecc. Convergere, quindi, è avvicinarsi a Dio, andargli incontro, opponendosi al proprio divergere, che significa allontanarsi da lui. Ad allontanarci da lui sono il male, il peccato. Per questo la Scrittura esprime la “conversione” col termine ebraico “sûb”, ossia: ritornare, cambiare strada, invertire il cammino.

Il pentimento è il senso di dolore e di rammarico per aver fatto qualcosa che non si doveva fare (male, danno, offesa) o aver omesso ciò che era doveroso e giusto fare. Nella visione cristiana, il pentirsi riguarda in particolare l’aver trasgredito od omesso la legge divina dell’amore a Dio e al prossimo. Peccando, si “diverge”, si allontana la propria persona, il cuore, la coscienza, l’intelligenza, la mente, la volontà e l’amore, da Dio sommo Bene.

Dobbiamo, quindi, capovolgere questa tendenza negativa “convergendo” verso Dio, ossia ritornando a lui per camminare con Lui. Nella conversione, pentimento e cambiamento sono centrali, poiché cambiano i nostri modi di pensare, sentire, agire, mutano gli atteggiamenti della nostra condotta e i comportamenti della vita pratica.

Il Vangelo usa il termine greco “metanoia” o “cambiamento della mentalità” per indicare il livello interiore più profondo della conversione, che unisce insieme: pentimento, cambiamento e conversione, non solo come concetti, ma anzitutto come atteggiamenti e comportamenti concreti che rinnovano totalmente la propria vita. Il significato positivo e più autentico di penitenza, quindi, risiede negli atteggiamenti interiori, profondi e spirituali con i quali la persona si rinnova e conferisce senso e valore divino a tutti i suoi atti esteriori e a tutte le vicende esterne.  

 

Domande per approfondire:

 

Pensiamo a rinnovarci interiormente, per rinnovare diventare nuove creature in Cristo?

 

Che cosa ci suggeriscono espressioni come: “cercare Dio”, “cercare il volto di Dio”, “fissare il cuore in Dio”, “umiliarsi di fronte a Dio”?

 

Il pentimento, la conversioneil cambiamento come possono essere fonti di vera gioia?

Gesù Misericordioso

 

Gualberto Gismondi ofm