• 12 Apr

 

Domenica delle Palme7. Domenica delle palme e della passione Passione di Gesù

 

Con la domenica delle palme e della passione ha inizio la settimana santa. La liturgia assegna un duplice nome a questa domenica per ricordare che essa unisce la memoria del trionfo di Cristo acclamato dagli abitanti di Gerusalemme e l’annuncio della sua imminente Passione.

I rami di palma e di ulivo sono segni di fede e di gioia del popolo di Dio che va verso il Messia e suo Signore. La Messa ci ricorda, inoltre, che egli va incontro alla morte per la salvezza di tutta l’umanità. La stretta unione di gioia, sofferenza e gloria esprime bene il grande mistero pasquale, invitando tutti alla fede e all’amore.

La liturgia ci esorta ad andare con fede incontro a Cristo, che porta a compimento il mistero delle sua morte e risurrezione e a seguirlo fino alla croce, per partecipare alla sue risurrezione e gloria. L’acclamazione che cantiamo tutti con maggiore convinzione è “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Il popolo di Gerusalemme la cantava anche per l’entusiasmo provocato dalla risurrezione di Lazzaro. Gesù tuttavia, affrontò con la massima umiltà questo suo brevissimo e apparente trionfo, sapendo di andare incontro con grande coraggio a ingiustizie, insulti e percosse che lo attendevano. In questo modo conferiva alla sofferenza e umiliazione un nuovo valore e significato, non più umano ma divino. Ne fece, infatti, un nuovo segno di elezione anziché segno di rifiuto e di rigetto.

La sua Pasqua, infatti, è un continuo movimento di ascesa, dalla suprema umiliazione della morte in croce, alla massima glorificazione della Risurrezione e Ascensione alla destra del Padre. In lui, quindi, tutti possono scoprire la misteriosa fecondità del dolore, della sofferenza e della morte.

Nel Vangelo di Matteo, le scene della passione del Signore si susseguono con grande immediatezza e drammaticità. La cena pasquale (26,14-35)celebra il mistero della continua presenza di Cristo in mezzo al suo popolo. Il Getsemani (26,36-46) mostra Gesù come modello della preghiera perfetta, che giunge fino all’agonia di sangue, nell’accogliere la volontà del Padre.

Nelle scene dell’arresto e la detenzione (26,47-56) Gesù mostra il suo incondizionato amore al perdono e alla non violenza. Il processo davanti al sinedrio è dominato dalla grande e definitiva rivelazione della sua divinità “D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo”. Davanti a questa solenne e drammatica dichiarazione di messianicità, di regalità e di divinità si svelano anche le posizioni dell’umanità. I capi e i sommi sacerdoti giungono al rifiuto totale, fino alla bestemmia. I discepoli, col tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro e la fuga degli altri mostrano le loro debolezze. I poteri politici, Pilato (27,1-31)

Erode e sinedrio, svelano il loro cinismo, servilismo e opportunismo di sempre. Preferiscono liberare l’assassino Barabba e condannare l’innocente. Per contro, i pagani mostrano senso di umanità e simpatia, come nella moglie di Pilato e il Centurione. Tutti gli sforzi umani per vanificare la verità sulla morte di Gesù, però, falliscono.

Sulla croce troneggia, per tutti i secoli e per tutte le genti, l’unica grande verità: Gesù di Nazareth Re dei giudei (27,32-50). Davanti alla verità e autenticità della croce si svela tutta la realtà. Vi sono il cosmo, la natura, le tenebre, il terremoto, le rocce spezzate. Vi è l’umanità che bestemmia (26,39-44). Vi sono, però, anche i primi dei nuovi credenti pagani, come il centurione e le guardie romane, che confessano apertamente: “Davvero costui era Figlio di Dio(26,54).

L’Antica alleanza è superata, come dimostrano: il velo del tempio squarciato da cima a fondo, i sepolcri aperti, i corpi dei santi che in Gerusalemme appaiono a molti. Di fronte a tutti questi fatti, eventi ed elementi impressionanti appare veramente ingenua e semplicistica la decisione dei capi-sacerdoti, dei farisei e di Pilato. Nascondere tutto sigillando la tomba di Gesù e facendovi stretta guardia.

 

Domande per approfondire: 

 

Che cosa significano nel popolo di Gerusalemme i rami di palma e di ulivo con i quali la gente accorre gioiosa e festante verso Gesù, Messia e Signore? 

Che cosa ci ricorda la Messa della Domenica della Passione e delle Palme leggendo la Passione del Signore? 

Come c’invita la liturgia ad andare con fede incontro a Cristo che compie il mistero delle sua morte e risurrezione e a seguirlo fino alla croce per partecipare alla sua risurrezione e gloria? 

 

Gualberto Gismondi ofm